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venerdì 25 marzo 2016

#DissestoItalia - dossier 2015

Presentato il Dossier ISPRA sul Dissesto Idrogeologico in Italia, aggiornato al 2015. emerge ancora come l'Italia sia tra i paese Europei con maggiore rischio di dissesto idrogeologico, sia per rischio  frane (7,9% superficie coinvolta - solo lo 0,6% in Veneto) che per rischio idraulico (8,1% superficie a rischio su base nazionale e ben il 9,6% inambito Veneto). Tra l'altro il Veneto è nel gruppo di regioni che relativamente al rischio alluvioni vanta il maggior numero di attività produttive e beni culturali in zona di forte rischio, ciò fornisce un ulteriore spunto di riflessione quando si discute in termini di "costi" del dissesto, e sulla necessità di interventi capillari nel territorio.
Se andiamo poi a combinare il rischio di frana con il rischio idraulico rileviamo circa il 10,1% della superficie regionale è a rischio, ma che i comuni toccati sono ben 374 (su 581), ciò indica come il rischio sia diffuso, anche a causa dell'intensa pressione antropica presente nella nostra regione. Su base nazionale il 15,8% della superficie è a rischo dissesto con 7.145 couni interessati (su 8.092). Ben presente anche il rischio erosione costiera. Tra il 2000 e il 2007 il 37% dei litorali italiani ha subito riduzioni di oltre 5m. E i tratti di costa in erosione sono maggiori di quelli progradrazione (in "crescita"). In ambito veneto tale dato sale al  39,2%, con 25,3% della costa a ulteriore rischio erosione.
Insomma il quadro che ne emerge è decisamente preoccupante, sopratutto perché non appare evidente che chi pianifica lo sviluppo del territorio ne abbia consapevolezza. E non sembra ancora mautrata appieno una consapevolezza sociale sul tema. Discutendo di sicurezza degli argini, con alcuni esperti olandesi, siamo rimasti colpiti di come il tema sicurezza e gestione di questo tipo di tematiche sia particolarmente sentito dall'intera società, tanto che gli organi d'informazione molto spesso danno notizie circa gli interventi o le scelte che riguardano questi temi. Da noi risulta chiara che se ne parla solo in occasione di eventi calamitosi, al massimo in articoli di cronoca locale. Manca ancora una chira coscienza civile del territorio.

venerdì 18 marzo 2016

Collegato Ambientale, Dissesto Idrogeologico e Difesa del suolo, oltre le buone intenzioni

Il 18 gennaio 2016 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale la Legge n.221 del 28 dicembre 2015, il cosiddetto "collegato ambientale", Ma collegato a cosa? Alla Legge di Stabilità (la vecchia Finanziaria), del 2014. Come hanno osservato molti commentatori molto più autorevoli di noi, la legge introduce importanti elementi di novità, ma con una certa disorganicità, intervenendo su vari campi, dai rifiuti alla green economy, dal dissesto idrogeologico alla tutela delle acque, apparentemente senza  un chiaro disegno strutturato e sopratutto rimettendo mano al TU Ambiente, il D. Lgs 152/06, testo che ormai, ogni anno riceve più di un significativo adeguamento. L'instabilità del quadro normativo non è certo utile per di difesa del territorio che vogliano avere una prospettiva di medio respiro almeno. Andiamo a vedere cosa si dice in merito al dissesto idrogeologico e alla difesa del suolo e delle acque:
  • si istituiscono, finalmente, allinenandoci al quadro europeo, in particolare alla direttiva Alluvioni, le Autorità di Bacino Distrettuale, che vanno a sostituire le esistenti Autorità di Bacino,  detti organi avranno numerose competenze per la mitigazione del rischio alluvioni, la difesa del suolo e la riduzione del dissesto idrogeologico, sia in termini di pianificazione che di intervento, con un autorità anche sovra regionale, riuscendo così, si spera, a elaborare interventi che tengano conto delle dinamiche territoriali su scala più ampia, consentendo vere riduzioni di rischio e non semplicemente spostamenti da un territorio all'altro.
  • viene istituito un fondo per incentivare la demolizione delle costruzioni abusive in zone a riconsciuto rischio idrogeologico. 
  • viene istituito anche un fondo per la progettazione d'interventi atti a prevenire il dissesto idrogeologico.
  • viene eliminato il "silenzio assenso" relativamente alle pratiche edilizie per manufatti in zona con vincolo di tutela per rischio idrogeologico.
  • viene introdotto nel TU Ambiente la nozione di "contratto di fiume", ossia di quegli accordi di programma per la tutela dei bacini fluviali, sono strumenti su base volontaria di partecipazione, che coinvolgono enti, cittadini e portatori d'interesse nella gestione dei corsi d'acqua con finalità di recupero, valorizzazione , protezione dell'ambiente, uso sostenibile delle acque e mitigazione del rischio alluvioni.
Complessivamente si introducono elmenti utili nelle attività di recupero del territorio e si danno chiare volontà di voler destinare risorse reali per la riduzione del dissesto idrogeologico, resta da capire se ciò sia un "una tantum" o indichi una precisa svolta nelle politiche di gestione del territorio. Resta evidente però, che un intervento normativo strutturato, che renda più chiari gli indirizzi, più efficaci gli strumenti e sopratutto meno farraginosa e elefantiaca la norma stessa è assai lungi da venire.

mercoledì 2 marzo 2016

Allarme Geologi



                                          Comunicato Stampa
Fagioli : “In 4 anni il numero dei docenti in Geologia è crollato del 15%”.

Fragale : “A 50 anni dalla legge istitutiva la politica italiana non ha ancora compreso il valore sociale e le reali potenzialità del geologo.  A Napoli stileremo un documento finale con proposte mirate al riconoscimento del ruolo cardine del geologo nella tutela degli interessi dei cittadini e dello Stato”.

 La geologia accademica italiana è a serio rischio di estinzione: di 29 Dipartimenti ne sono rimasti solo 8,  il numero dei docenti che devono formare le nuove leve negli ultimi 4 anni si è ridotto almeno del 15%.  La riforma “Gelmini” con la sua filosofia mercatistica di ”risparmio degli sprechi e miglioramento” basati solo sulla quantità, ha pesantemente colpito aree numericamente di nicchia, quale la geologia, in totale spregio dei suoi insostituibili ruoli per l’interesse per la collettività. Lo ha affermato il Presidente dell’Ordine dei Geologi della Toscana , Maria Teresa Fagioli . L’evento di Napoli , il Congresso Nazionale di tutti i geologi italiani , dovrà rappresentare una svolta politica epocale per l’Italia e per l’intera categoria dei geologi .  Un Congresso voluto dal Consiglio Nazionale dei Geologi e dagli Ordini regionali per imboccare il percorso decisivo.
A tutt’oggi il Decreto definito “salva geologia” che doveva rimediare a questa tortura – ha denunciato Fagioli -  è fermo in Parlamento: l’argomento non sembra interessare.
Negli ultimi anni,  con l’evoluzione del clima caratterizzata dal riscaldamento globale e da piogge concentrate fino a due decenni fa ritenute eccezionali, abbiamo assistito ad una crescita esponenziale di dissesti e disastri che hanno coinvolto e coinvolgono pesantemente pressoché l’intero territorio nazionale; tutti, almeno a parole, sono d’accordo nel sostenere che servono geologi e  per il geologo sono, o è meglio dire dovrebbero essere, cresciute le occasioni di lavoro.
Al contrario, con atteggiamento che potremmo definire schizofrenico, la macchina politico burocratica che gestisce la cosa pubblica, i geologi sembra sistematicamente snobbarli o sottoutilizzarli, siano essi liberi professionisti o dipendenti della cosa pubblica stessa.
A ciò si aggiunge la marginalizzazione degli insegnamenti delle scienze geologiche nelle scuole secondarie di secondo grado, dove le nozioni di base di Scienze della Terra sono state ridotte a poche “pillole” limitate nei soli primi due anni e disperse tra concetti di biologia e chimica all’interno del solo ambito formativo delle “Scienze”. Una simile decimazione culturale, se non si interviene, produrrà la rapida contrazione delle opportunità di lavoro per il geologo, soprattutto in ambito libero professionale.
Il problema di fondo è che la maggioranza dei nostri politici e pubblici amministratori semplicemente ignora ruolo, compiti e potenzialità della professionalità dei geologi, e le generazioni oggi in età scolare rischiano di saperne sempre meno.

“La legge istitutiva della professione del geologo risale a ben 50 anni fa e da allora la politica non ha ancora compreso il valore sociale e le reali potenzialità  di tale figura . Gli obiettivi del Congresso di Napoli  - ha concluso Francesco Fragale , Presidente dell’Ordine dei Geologi della Calabria -  saranno anche quelli di consolidare e strutturare gli attuali ambiti occupazionali della professione, evidenziare la possibilità di coprire nuovi settori lavorativi, individuare strategie per indirizzare la professione verso le richieste del mercato formulando proposte normative da sottoporre all’attenzione della politica. Stileremo un documento finale contenente proposte mirate al riconoscimento del ruolo cardine del geologo nella tutela degli interessi generali dei cittadini e dello Stato, fondamentale per la crescita economica del Paese, attraverso anche l’avvio di efficaci attività collaborative con le istituzioni”. Il 28 , 29 , 30 Aprile centinaia di geologi a Napoli per il Congresso Nazionale .