Presentiamo i Crinoidi, gruppo di
organismi marini, tuttora esistente, che vede la luce nell’Ordoviciano
(i milioni di anni non ve le dico più, andate a vedervi la tavola del
tempo geologico, presentata illo tempore). Intanto, i Crinoidi nella
classificazione tassonomica fanno parte del gruppo di invertebrati del
tipo Echinodermata, sono primi cugini dei ricci di mare, sottotipo
Pelmatozoa che raggruppa le forme prevalentemente fisse (ciò non
mobili), la Classe Crinoidea, si divide in 4 sottoclassi, Camerata,
Inadunata, Flexbilia eArticulata, le prime tre compaiono
nell’Ordoviciano, hanno un’amplissima diffusione, ma ad inizio
Mesozoico, nel Triassico, spariscono bruscamente, vittime di una delle
grandi estinzioni di massa della storia terrestre, quella avvenuta a
fine Permiano appunto, che segna anche la fine del Paleozoico, in questa
estinzione ci lasciano le penne soprattutto le forme fisse, quelle
peduncolate. Gli Articulata compaiono proprio in questo momento, si
diffondono nel Mesozoico e sono tuttora presenti, dal mesozoico in poi
le forme libere, cioè non fissate al substrato con peduncolo, divengono
prevalenti. Ma vediamo di capire cosa sono questi Crinoidi (nella foto
Arthroacantha carpenteri, Devoniano, fonte Paleoportal). Sono organismi
marini, dotati di un stelo, che può avere un sezione da circolare a
stellata, un apparato radicale per fissarsi al substrato (nelle forme
fisse, non c’è nelle forme mobili, non vincolate al fondo), che può
essere fatto come delle radici vere o proprie, o come un’ancora o un
chiodo, vi è poi sopra questo la corona, dove troviamo la teca, che
ospita, di fatto, buona parte del “corpo” dell’organismo, ossia
l’apparato boccale e anale (talora i due orifizi sono pericolosamente
vicini) e le braccia che spesso hanno numerose diramazioni, alla base di
queste c’è il tegmen, ossia l’area ventrale dell’organismo dove,
appunto, risiedono la bocca e l’ano. Va detto che i crinoidi sono
completamente ricoperti da piastrine calcare, la cui disposizione
(forma, mosaico, numero di giri) è assai importante nell’identificazione
specifica. Ornamentazioni particolari, possono essere spine sullo
stello, o i cirri, diramazioni dello stello piumiformi o le pinnule,
diramazioni piumiformi delle braccia. Questi organismi sono sessili e si
nutrono del materiale organico in sospensione nelle acque. Sono
piuttosto delicati nella scelta delle temperature e della salinità, per
cui sono anche buoni indicatori nelle ricostruzioni paleoambientali,
hanno colonizzato habitat sino a 6mila mt di profondità. Non vi tedierò,
non sono così sadico, sulla classificazione stretta, basata sui giri di
placchette calcaree della teca, cosa che all’università mi
appassionava, però, val la pena dire che le placche costituenti
l’esoscheletro di questi organismi, a testimonianza dell’abbondanza che
questi dovevano avere, sono elementi assai abbondanti in vari membri (è
un termine tecnico non fate doppi sensi infantili) rocciosi di
formazioni carbonatiche, tanto che alcune vengono appunto definite
Encriniti, per la massiccia presenza di resti di crinoidi. Mi par di
ricordare tra le tante l’encrinite di Fanes. Alla prossima.
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