Nei mari del passato i brutti incontri erano
all'ordine del giornio. Andiamo a conoscere alcune delle brutte
compagnie che giravano per i mari del Paleozoico, siamo precisamente
nell’Ordoviciano (500-435 mln di anni fa), l’atmosfera fuori dall’acqua
sta diventando via via più respirabile, grazie all’ossigeno liberato in
aria dalle alghe fotosintetiche e successivamente alla vegetazione
terrestre, le terre emerse sono meno inospitali, ma ciononostante la
vita si svolge ancora per lo più nei mari. È ormai iniziata la corsa
evolutiva agli armamenti, con la comparsa di prede e predatori sempre
più elaborati. Nell’Ordoviciano c’è un gruppo in particolare a farla da
padrone, sono gli Ortoconidi o Orthoceras, cefalopodi (lo stesso gruppo
di seppie e polpi) muniti di conchiglia (cugini degli attuali
nautiloidi, quei cefalopodi con guscio a “chiocciola” che ogni tanto
fanno capolino in qualche documentario), che sono stati un gruppo assai
importante nell’Ordoviciano e nel Siluriano (anch’essi buoni fossili
guida) e poi hanno conosciuto un lento declino, sino a estinguersi nel
Triassico, poiché soppiantati da altri gruppi animali. Gli ortoconidi
raggiungono dimensioni notevoli (dell’ordine dei metri) ed erano
sicuramente un brutto incontro da fare… specie se eravate un trilobite… i
cefalopodi in generale sono molluschi assi complessi, con un sistema
nervoso molto sviluppato, e occhi molto elaborati, segno che la vista
era un organo importante e che i mari ormai si erano popolati di colore.
Le conchiglie degli ortoceratidi erano fatte di calcite (CaCO3), con la
tipica forma ortoconica, ossia a cono gelato, al cui interno vi erano
vari setti che dividevano le camere che ospitavano il corpo del
cefalopode, camere che s’ingrandivano al crescere dell’organismo. Un
camera era separata dalle altre dalle linee di sutura, tipiche per ogni
specie. Gli ortoceratidi erano carnivori predatori. Negli studi
tafonomici (ossia lo studio dei processi che vanno dalla morte
dell’organismo alla sua fossilizzazione, ossia dal trasferimento di
materia dalla biosfera alla litosfera) i gusci di ortoceratidi possono
fornire indicazioni piuttosto interessanti, infatti, se non si
frantumano essi tendono a orientarsi secondo la corrente dominante (una
volta decompostesi le parti molli), se ve n’è una, permettendo così ai
paleontologi di poter ricostruire le paleocorrenti, ossia le correnti
dominanti nei mari in cui quegli organismi vivevano, consentendo così
importanti ricostruzioni paleoambientali.
Nella foto (fonte
internet) potete appunto vedere gusci di ortoceratidi isoorientati.
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