In una rassegna su gruppi importanti di
organismi fossili, non si può non parlare di Trilobiti (nel disegno un
Trilobite del genere Olenus in una ricostruzione, fonte internet),
gruppo che mi consente anche d’introdurre due importanti concetti
paleontologici, quello del fossile guida (che non è un fossile per
ciechi) e quello di evoluzione per equilibri intermittenti (che non si
riferisce alla mia stabilità mentale), di cui vi dirò a breve. I
trilobiti sono un gruppo di artropodi (di cui fan parte Crostacei,
Insetti, Ragni… tanto per capirci) abbondantemente distribuito in tutto
il Paleozoico, con un numero molto importante di generi e specie. Di
dimensioni variabili dai 3 ai 15 cm, con guscio formato da uno strato
mineralizzato e uno chitinoso (assai simile a quelli degli attuali
crostacei) questi artropodi sono così detti per la forma del loro capo
ripartito in tre parti (la parte centrale è detta glabella, le due
lateraligena), nel corso della loro presenza sulla Terra si sono
diversificate in molte forme, talune assai bizzarre (presenza di spine
laterali, occhi enormi…) questo perché i trilobiti si diffusero in vari
habitat: furono bentonici (passeggiavano per i fondali) o nectobentonici
(ogni tanto si facevano una nuotata). Alla fine del Cambriano, una
profonda crisi segna il gruppo, forse associata alla comparsa dei
cefalopodi predatori, cui segue una nuova diffusione di nuove forme,
fino al termine del Permiano (ca. 250mln anni fa), quando i Trilobiti
(in buona compagnia) scompaiono del tutto. I Trilobiti presentano una
peculiarità importante, si diversificano in molte forme, ben
riconoscibili e per intervalli cronologici ben definiti, questo fa sì
che essi siano importanti fossili guida del Paleozoico, avendo ampia
diffusione geografica, e netta presenza temporale (caratteri da fossile
guida), il loro ritrovamento è utilissimo strumento per datare e
correlare temporalmente le successioni rocciose del Paleozoico,
operazione fondamentale nella ricostruzione della storia della Terra.
Inoltre ci hanno lasciato un sacco di documentazioni sulla loro
etologia: tracce di camminamento, resti di esemplari appallottolati
(posizione difensiva a mo’ di millepiedi), exuvie fossili (i resti
delle mute del carapace), indicanti che avevano mute periodiche come i
crostacei d’oggi, elementi che permettono anche ricostruzioni
paleoambientali significative. La diffusione dei trilobiti e la loro
rapida evoluzione, fa sì che essi siano al centro anche di importanti
studi per la comprensione dei meccanismi dell’evoluzione, tutt’altro che
svelati. Negli anni ’70 in alternativa alle teorie classiche di
derivazione darwiniana (Evoluzione = lento e continuo processo di
mutantento) i paleontologi evoluzionisti Eldredge e Gould (autori di
importanti e godibilissimi saggi sul tema) proposero la teoria degli
equilibri punteggiati, ossia sostennero questo assunto, che le nuove
specie si evolvono dalle ancestrali in modo repentino, geologicamente
istantaneo, presentandosi di fatto già con le proprie piene
caratteristiche, che rimangono sostanzialmente inalterate (periodo di
stasi o equilibrio) fino all’estinzione o a nuove speciazioni,
comparendo in aree marginali dell’areale della specie ancestrale e
andando poi a occupare lo spazio di quest’ultima. In tal modo i due
studiosi spiegavano l’assenza in varie linee evolutive dei cosiddetti
“anelli mancanti” (tranquilli no gà robà gnente nessun), il fatto che
spesso talune migliorie evolutive o compaiono già sviluppate del tutto o
non servono a un picchio (pensate alle ali), diversamente da quanto
detto dall’evoluzionismo classico, e il fatto che talora vi sia
compresenza nel record fossile dei resti della specie ancestrale e della
derivata (nella teoria filetica, la classica, teoricamente ciò non
dovrebbe accadere). E i trilobiti? Beh un genere Phacops Rana (nella
foto di gruppo sotto, fonte internet), diffuso in nord america nel
Devoniano medio e superiore (380-360 mln anni fa) fu usato come esempio
per suffragare tale teoria, poiché appunto presentava ritrovamenti di
compresenza tra specie derivate e ancestrali.
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