Pagine

venerdì 31 luglio 2015

Rapporto sul disseto idrogeologico in Italia

Il Veneto è, come noto, una regione a Geologia complessa e questo fa sì che molteplici siano i rischi derivati dal fenomeno del dissesto idrogeologico, non a caso una delle principali voci di spesa per la Regione è data dai fondi spesi per riparare di volta i volta i danni da frane, alluvioni, etc etc. Questo risulta evidente nel Rapporto di sintesi sul dissesto idrogeologico in Italia, elaborato dall'ISPRA, aggiornato al 2014 e presentato nei primi mesi del 2015. Rapporto che potete trovare sul sito istituzionale dell'ISPRA per avere un quadro più dettagliato. Da esso emerge bene, sopratutto osservando la cartografia, come il rischio frane sia ovviamente tipico della fascia montuosa e collinare del Veneto, mentre il rischio alluvione sia peculiare della bassa pianura. L'intera zona a sud del Po, quindi, tutto il Polesine, è a pericolosità massima (P3), ovverosia esposta a rischi alluvionali da eventi con tempi di ritorno da 20 a 50 anni. La popolazione Veneta esposta al rischio frane è di circa 14.919 abitanti e di ben 440.603 per il rischio alluvioni, ricordiamo che la popolazione complessiva è di poco superiore ai 4 milioni e 900mila abitanti. Per le frane vi è un interessante progetto di  monitoraggio in corso, il progetto IFFI, che consta in una cartografia sempre aggiornata su tale fenomeno, con un inventario costante dello stato delle singole frane, corredato anche di documentazione fotografica. Più complessa è la situazione del rischio idraulico, dove la mappatura è più articolata. Tali rapporti sono disponibili in rete e l'auspicio è che siano patrimonio usato da chi si occupa di riduzione del dissesto del territorio, in modo che gli interventi siano mirati, ma anche di chi si occupa di pianificazione urbana e infrastrutture, affinché non si vada ad aumentare i rischi da dissesto, anziché ridurli.


venerdì 10 luglio 2015

8 luglio 2015. il giorno del Tornado

Tornado 8 luglio 2015 - Riviera del Brenta (VE) - fonte internet
Sembra incredibile quello che è successo nel nostro Veneto  l'8 luglio. Un tornado ha colpito il territorio della Riviera del Brenta, tra i comuni di Mira, Dolo, Pianiga, in provincia di Venezia, con un pesante bilancio. Milioni di euro di danni, case e ville storiche abbattute, centinaia di sfollati, decine di feriti e un morto. Il paesaggio sembra da post bombardamento, case rase al suolo, tralicci dell'alta tensione abbattuti, alberi sradicati, auto scagliate in canale, accartociate. Sono immagini che noi siamo abituati a vedere per zone lontane, negli USA o ai Tropici. Cosa è successo? Un Tornado classe EF4, secondo la  scala di misura delle intensità di questi fenomeni, che si chiama   Enhanced Fujita  e che, tanto per intenderci sulla dimensione del fenomeno in questione, di gradi ne ha 5, ha investito verso le ore 17:00 dell' 8 luglio i territori rivieraschi. Numerosi i  video che hanno documentato l'accaduto e i suoi danni.
La formazione delle trombe d'aria è un fenomeno complesso, non ancora completamente descritto, che in ogni caso è generato dall'incontro di masse d'aria calda, ricca in umidità, in risalita, con masse d'aria fredda secca, durante eventi temporaleschi di una certa intensità, la risalita dell'aria calda spinge via la fredda, generando delle correnti ascensionali, che a loro volta si mettono in rotazione, più grande è la cella temporalesca, più alta è la probabilità di tornado intensi. Il fenomeno è tipico delle pianure dell Mississipi negli USA, dove d'estate la piana è un bacino di aria calda e umida. Ambiente di cui in piccolo la Pianura  Padana ricalca talune carratterititche, non è un caso se fenomeni di tromba d'aria, per lo più a mare, saltuariamente avvengono nella zona del Veneziano, storicamente risultano 3 eventi noti: uno nel 1930, uno nel 1970 e quello del 2015, con forti danni in terraferma. E' disponibile un esaustivo  approfondimento sul sito ARPAV, relativamente all'evento dell'8 luglio.



martedì 7 luglio 2015

Paleontology rules

Mi spiace per il coautore di questo blog, il mio buon amico Andrea, ma purtroppo per lui, anche quest'anno si dovrà sciroppare un sacco di Paleontologia. Volente o no. L'uscita di Jurassic World, remake di Jurassic Park- certo che a Hollywood la fantasia scarseggia ultimamente - fa si che vi sia  un profluvio di discussioni sui dinosauri  e sulla Paleontologia in generale. Certo dobbiamo stare attenti alla trasformazione di quella che è una Scienza, e che Scienza, in un fenomeno da baraccone, trattato con superficialità e sciatteria, il film è solo un film, pieno di, diciamo, "licenze" cinematrografiche, e non va usato come corso breve di Paleontologia dei Vertebrati, può essere spunto per trattare temi scientifici o usato come volano per rilanciare temi paleontologici, ma va visto per quello che è: svago e basta. La Paleontologia è altro. Quest'anno la Paleontologia Italiana conosce due momenti espositivi importanti, che vanno valorizzati per la loro innovatività nel panorama italiano e che  devono essere occasione di dibattito scientifico e riflessione sulla stato di questa disciplina nel nostro paese. Il primo è la mostra in corso a Palazzo Dugnani a Milano - che visiteremo certamente - sullo Spinosaurus . Dinosauro agli onori della cronaca per nuove importanti scoperte sulla sua fisiologia, conseguite anche con l'importante contributo di ricercatori italiani. L'altro è la mostra sul mosasaurus che si terrà in autunno a Bologna in occasione della Settimana delle geoscienze e di cui parleremo prossimamente.Tali eventi espositivi sono occasione per portare in Italia i big della Paleontologia mondiale. E, infatti, in questi giorni, a latere della mostra milanese c'è stata una conferenza di Jack Horner., avente tema le "bardature" dei dinosauri. L'uomo è una "Paleostar", professore all'Università del Montana, fu tra i primi a capire che i dinosauri potevano fornire cure parentali ai propri cuccioli. E' molto personaggio, lui e Bob Bakker, altra star del settore, sono il classico incrocio tra Indiana Jones e James Cook, a loro s'ispirò Crichton per il personaggio del Paleontologo di JP. E prorio Horner è stato anche tra i consulenti di Spielberg per Jurassic Park e, fortunatamente, lo ha fatto specificando che il film è appunto un film per divertire e non un documentario. Per cui - parole testuali - è zeppo d'errori.  Horner è tra i più convinti sostenitori dello stretto legame parentale tra dinosauri e uccelli attuali, per altro ormai assodato, tanto da spingerlo a "ridisegnare" i dinosauri, rendendoli assai più simli agli uccelli nelle movenze, nel colore e nel "piumaggio". E' probabile, secondo Horner - concetto che ha ribato anche a Milano - che i dinosauri apparissero ben diversi da come sino a oggi li abbiamo rappresentati - e da come Hollywood ancora li propina. Ma siamo pronti a un Velociraptor piumato e multicolore che si comporta come un grosso pollo?
Vi lascio con un bel video - in inglese - in cui il professor Horner illustra la sua posizione, da notare lo stile delle conferenze negli USA, diciamo che sono lezioni più accattivanti di quelle tipiche dei nostri atenei - un po' più teatrali. D'altronde quando uno ormai è una Paleostar, se lo può permettere.