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venerdì 10 ottobre 2014

Porto (delle nebbie...)

E' nel vivo la discussione sui futuri sviluppi della portualità Veneziana. Con l'Autorità Portuale impegnata su due fronti principali, la realizzazione del Porto Off shore per il traffico commerciale, e la realizzazione del canale Contorta Sant'Angelo, per creare un nuovo passaggio per le grandi navi da crociera, in luogo del loro transito per il bacino San Marco. Entrambe le ipotesi hanno ovviamente sostenitori e detrattori. Il porto offshore è ovviamente osteggiato dalle altre realtà portuali (che è lecito supporre ritenere sperare attivamente in un ridimensionamento di Venezia in loro favore) e il Contorta da varie realtà economiche e ambientaliste.  E' altrì evidente che, così, non si possa continuare. La Laguna di Venezia è irrimediabilmente avviata a un processo di pelagizzazione, ossia trasformazione in baia marina, ciò lo si deve a vari fatti, molti antropici:
  1. deficit sedimentario dovuto alla perdita di sedimenti causata dallo sposamento fuori Laguna dei principali corsi acqua, incremento dell'attività erosiva per moto ondoso e correnti mareali a seguito della scavo delle bocche di porto e dei canali lagunari e riduzione generale degli apporti sedimentari per interventi a monte sui corsi d'acqua principali;
  2. subsidenza del fondo per compattazione progressiva dei sedimenti lagunari e per i processi di compressione dovuti alla riduzione della pressione delle acque sotteranee a seguito degli emungimenti degli anni 70;
  3. innalzamento eustatico a seguito di dinamiche climatiche globali.
Vanno aggiunti, poi, i fenomeni di inquinamento legate agli scarichi sia civili che industriali effettuati in Laguna fino al recente passato e all'imbonimento con scarti industriali di ampie aree di barena.  La complessa interazione tra tutti questi fattori ha prodotto il quadro attuale. 
Orbene, è da capire dunque, cosa si voglia fare. Si ritiene di assecondare tale processo, anzi favorirlo, mettendo in conto la rapida scomparsa di interi ecosistemi e ambienti lagunari e con essi di attività economiche (pesca, itticultura, diportismo etc etc), tutt'altro che secondarie? Se è così allora la si smetta di buttare soldi nel ripristino di barene e si faccia altro.
Se, però, si ritiene, e il sottoscritto è tra coloro che lo pensano, che vada salvaguardata la Laguna e resa più "naturale" possibile l'evoluzione della Laguna verso il suo inevitabile destino ( una laguna è in ogni caso un ambiente geologicamente effimero) e quindi, favorita una contemporanea coevoluzione degli ecosistemi e delle flore e faune, che non comporti un impoverimento ambientale; bisogna agire con maggior strategia e ponderazione. Ricordando che l'insedimento umano in Laguna è ormai elemento imprescindibile.
Per questo io credo che la Portualità, di grosse dimensioni, non possa più stare in Laguna. Finché Porto commerciale e passeggeri saranno chiusi al suo interno, ci sarà sempre il problema dello scavo dei canali, attività che comporta conseguenze contropoducenti (la pelagizzazione lagunare - per esempio - fa sì che eventuali sedimenti apportati vadano ad accumularsi nei canali, rendendo sempre più frequenti le necessità di scavo - un vero circolo vizioso insomma) e il contenimento dei fenomeni erosivi legati al moto ondoso. Insomma la Portualità Veneziana avrà sempre un surplus di costi e difficoltà logistiche che alla lunga la renderanno sempre meno competitiva e interconnettibile con le altre. Ovvio, portare gli approdi a mare, richiede di pensare come poi connetterli con la terra, bisogna pensare come gestire un nuovo traffico acqueo, che, però, potrebbe essere fatto con imbarcazioni generanti un minor impatto in termini di mondo ondoso rispetto al presente.
Insomma, il Porto Commerciale off shore, capisco che costi, ma è forse, l'unica vera proposta credibile, così come il Porto Passeggeri al Lido, per partire per l'elaborazione di una concreta strategia di tutela lagunare e sviluppo portuale. Il resto sono solo soluzioni costose, che posticipano alla prossima generazione - e forse meno - il problema, che allora sarà ancora più difficile da gestire.

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