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lunedì 22 settembre 2014

CAVE (canem...)

E' di questi giorni la bagarre sulla questione dell'adozione del nuovo piano cave della Regione Veneto (Piano Regionale Attività di Cava - PRAC). Il piano elaborato dalla giunta, è arrivato in Consiglio, dove non ha avuto i numeri per la sua adozione definitiva ed è ritornato in commissione, e chissà quando vedrà effettivamente luce. Stracci volati tra i membri della maggioranza del governo regionale, che si accusano reciprocamente di fare il gioco delle varie lobby dei cavatori. Non entro nel merito di ciò, ma vorrei fare alcuni rilievi sul tema. Il PRAC attuale del Veneto è vecchio di decenni, assolutamente inadeguato alle odierne esigenze di tutela del territorio, e questo vuoto normativo è il terreno ideale per continuare a sfruttare in maniera poco razionale la risorsa cava. L'attività di cava è indubbiamente impattante sul territorio, modifica fortemente il paesaggio, altera dinamiche importanti come quelle di versante e idrogeologiche. Ha significativi risvolti ambientali, anche perché le cave dismesse, spesso, evolvono in discariche, nel passato non sempre gestite in modo impeccabile, con pesanti ricadute sulla salubrità ambientale. E' altresì un comparto economico importante. E ciò non va sottovalutato. Ecco perché il prossimo PRAC non può tardare ad arrivare e deve essere una sorta di exit-strategy. La risorsa di cava non può più essere gestita come avvenuto finora e non può avere un orizzonte temporale troppo ampio. Ma questo passaggio va fatto con il dovuto metodo, permettendo la riqualificazione del comparto. Va favorito l'uso di aggregati riciclati in luogo della materia vergine, anche mettendo mano ad una normativa che non sempre aiuta tale tipologia di attività. Ormai i processi impiantistici sono maturi e gli aggregati riciclati sono ampiamente competitivi sul piano prestazionale con le materie vergini. Bisogna, quindi, favorire la riconversione impiantistica dei cicli estrattivi di cava in tal senso e vanno favorite le riqualificazioni dei cementifici per una maggior efficienza energetica (abbinandoli magari a meccanismi di cogenerazione e trattamento rifiuti. Va limitato fortemente la conversione delle cave esaurite in discariche, anche perché la filosofia stessa della discarica va decismanete ridimensionato come complemento residuale a valle di processi di recupero misti energia/materia assai spinti. Vanno incentivati i ripristini ambientali corretti, rispettosi del paesaggio e della morfologia del territorio. Va definitivamente abbandonata la cava in alveo, le ricadute in termini di dissesto idrogeologico non  sono più sopportabili. E' da valutare con attenzione lo sfruttamento dei naturali accumuli di detrito e materiale di frana. Va attentamente computato il volume effettivamente cavabile e bandita ogni forma di deroga.  Il nuovo PRAC dovrà essere chiaro, preciso e non lasciare aperte finestre che permettano di deviare dall'obbiettivo. Certo il percorso va condiviso anche con i cavatori, ma deve essere detto chiaro e tondo che le pareti da sbancare sono un lusso che non ci si può più permettere.

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