Martedì 24 settembre 2013
La Nuova Venezia
Anni di studi per salvaguardia della cittàVENEZIA - La morfologia della laguna, le bonifiche di Porto Marghera, la qualità dell'ambiente e la sua riqualificazione. In quindici anni di ricerche il Corila (Consorzio di coordinamento delle ricerche sul sistema lagunare) ha studiato Venezia sotto ogni profilo e ieri, a palazzo Ducale, ha fatto il punto dei lavori nel convegno «Utilizzo delle ricerche del Corila nella salvaguardia di Venezia». Dall'Università di Padova è arrivato il professore Giampaolo Di Silvio per le ricerche sull'idrodinamica, dall'Iuav Domenico Patassini e Mario Piana per parlare di riqualificazione, pianificazione ed interventi in centro storico. A chiudere i lavori, la tavola rotonda con la soprintendente Renata Codello, l'ingegnere Valerio Volpe, Magistrato alle acque, Giovanni Artico per la Regione e Pierfrancesco Ghetti, assessore alla Sicurezza del territorio. Su una questione tutti si sono trovati d'accordo: il lavoro del Corila è fondamentale per coordinare studi altrimenti separati tra di loro. Volpe ha addirittura proposto: «A un anno e mezzo dal decreto rotte nulla è stato studiato, la Capitaneria ha in mano documenti e il Corila potrebbe contribuire al lavoro sulle alternative per le crociere».(g.b.) (il nostro "amato" presidente era presente all'evento in incognito)
Martedì 24 Settembre 2013
La Nuova Venezia
Barene, difese naturali contro l’erosione
Legno e zolle, non più sassi e cemento. Nascono iniziative per riprendere la manutenzione
Niente più sassi e cemento. Per proteggere le barene dall’erosione, fenomeno sempre più distruttivo per la morfologìa della laguna, saranno utilizzate in laguna tecniche e materiali naturali. Fascine di legno, zolle di terra, canneti e rami di salice. Potrebbe essere la svolta verso la conservazione «naturalistica» della laguna, sempre più minacciata da grandi navi, moto ondoso e lavori sbagliati come lo scavo dei canali che aumenta la velocità dell’acqua e dunque l’erosione. È l’obiettivo del progetto Life Vimine, programma europeo Life-Nature 2012, illustrato ieri a Ca’ Farsetti dai tecnici dell’assessorato all’Ambiente. Due milioni di euro per avviare un programma in quattro anni che prevede la «conservazione e la vigilanza» delle aree più a rischio della laguna, affidate a giovani, pescatori e residenti del’estuario. Approccio del tutto nuovo e rispettoso della delicatezza dell’ambiente, dopo anni di lavori contestati e «rifacimenti» con la logica ingegneristica delle grandi opere. «L’eccesso di grandi opere, a cominciare dal Mose», spiega l’assessore all’Ambiente Gianfranco Bettin, «ha monopolizzato energìe e risorse, facendo venir meno la manutenzione». Con le nuove protezioni a base di ramaglie vegetali e l’opera di vigilanza attiva per segnalare i luoghi più degradati da onde e correnti si potrà anche avviare, dice Bettin, un circolo virtuoso che potrà produrre lavoro e occupazione. Un esempio anche per Magistrato alle Acque e Consorzio Venezia Nuova, per valutare l’efficacia di tecniche naturali e meno invasive per la protezione della laguna e delle sue barene.(a.v.)
Giovedì 26 Settembre 2013
Laguna, la sfida del parco Bettin: non avrà nuovi
vincoli
Elisa Lorenzini
VENEZIA — «È già scritto nella delibera che ha dato vita
all'istituzione Parco e lo ribadiamo: non saranno introdotti ulteriori
vincoli». L'assessore all'Ambiente Gianfranco Bettin è chiaro nel rispondere
alle perplessità di cacciatori e associazioni presenti al convegno organizzato
da Venezia Progetta. Bettin lo specifica ancora nel suo intervento: «Sarebbe un
elemento di complicazione se producesse norme e rilasciasse permessi, ma non lo
farà». L'assessore non è però riuscito a convincere il pubblico, su cui si
agita lo spauracchio della legge regionale 40 del 1984. Ad esempio l'articolo
18 prevede che l'autorizzazione edilizia sia subordinata al via libera
dell'esecutivo dell'ente Parco. «Come si può applicare solo una parte della
legge e non tutta?», si chiede Massimo Parravicini, dell'Associazione
Cacciatori Veneti. Maurizio Dissegna, dirigente Parchi e Foreste della Regione
Veneto, replica però che la legge 40 regola solo i parchi regionali, mentre
quello della Laguna è locale: viene dunque lasciato all'ente locale l'onere di
decidere se applicare o no i vincoli. Ma i cacciatori non sono per nulla
convinti. La presidente dell'istituzione Parco, Alessandra Taverna, orgogliosa
riporta i dati del festival «Isole in Rete» dello scorso fine settimana: 5 mila
partecipanti, e 2500 pass venduti per i vaporetti dedicati. Giovanni Giusto,
consigliere comunale della Lega Nord, è seduto tra il pubblico e prende la palla
al balzo. «L'istituzione è forse un'agenzia turistica? - chiede - si tolgono i
vaporetti per i residenti e si aggiungono linee per turisti?». Secca la replica
di Taverna: «Quelle linee sono state proposte dagli stessi residenti». Nella
sua relazione Fabio Riva, direttore dell'ufficio Salvaguardia del Magistrato
alle acque, illustra i compiti dell'istituzione: sorveglianza, controllo dei
limiti di velocità, del moto ondoso, dell'inquinamento, per riassumere. Dal
pubblico Sebastiano Costalonga, consigliere comunale di Fratelli d'Italia,
interviene. «Se c'è già il Magistrato a controllare, a cosa serve un altro
ente? Un costoso carrozzone?». Bettin assicura che la struttura sarà snella.
«Forse manca un vero progetto, delle linee guida?» sintetizza le perplessità
del pubblico Marta Locatelli, moderatrice e presidente di Venezia Progetta. Il
piano ambientale che definisce le caratteristiche del parco infatti secondo la
procedura è successivo all'ente che lo deve scrivere. I progetti mancano anche
secondo Alberto Lionello, della Soprintendenza, non solo per il parco: «Che
senso ha studiare di ampliare il canale dei Petroli se è al vaglio il porto
off-shore?».
Giovedì 26 Settembre 2013
La Nuova VeneziaGiovedì 26 Settembre 2013
«La laguna rischia di divenire una baia in mare»
Confronto a tutto campo sul futuro del parco, le barene lentamente stanno scomparendo
Sulla carta l'istituzione «Ente Parco per la Laguna Nord » c'è, ma
adesso bisogna pensare a come tradurre questa realtà sul territorio, tenendo
presente che i due obiettivi sono quelli di valorizzare l'ambiente e il settore
socio economico. Si è tenuto ieri alla Scuola Grande di San Giovanni
Evangelista il convegno «La laguna di Venezia e l'Ente Parco», organizzato da
Marta Locatelli, consigliera comunale e presidente dell'Associazioone «Venezia
Progetta». I temi discussi nel corso dell'incontro hanno riguardato i vincoli
giuridici, ma anche la specificità del territorio. «La laguna - ha detto il
direttore del Corila Pierpaolo Campostrini - non è diversa dalle altre presenti
nel mondo, ma quello che la rende unica è l'insieme di fenomeni presenti. I
rischi che dobbiamo tenere presente sono: la perdita dell'habitat, l'erosione,
l'inquinamento e l'urbanizzazione perché altrimenti la laguna rischia di essere
assorbita dal mare e diventare una baia». Proprio per questo Alberto Lionello
della soprintendenza per i Beni architettonici, ha sottolineato l'importanza
fondamentale di avere un piano di progettazione intedisciplinare per capire
anche qual è il destino dell'area e che tipo di interventi si vogliono fare
(per esempio il Porto Off Shore). La presidente Alessandra
Taverna dell'Istituzione ha parlato del successo della
recente manifestazione «Isole in Rete» e dell'interesse della gente, (53494
clic sul relativo blog) che dimostra l'esigenza di un collegamento più intenso.
Uno dei problemi in corso è quello dei vincoli (per esempio Legge 40 del 1984)
che, se da un lato sono necessari per tutelare l'ambiente, dall'altro devono
seguire secondo Carlo Chiodin di Dimensione Progetto «l'andamento dei tempi».
Nel Novecento le barene erano il 25% della laguna, oggi sono solo l'8%. Per
l'assessore Gianfranco Bettin «Il Parco farà vivere quell'idea di Venezia nella
quale le attività umane sono interconnesse e inscindibili dalla natura che è
proprio la caratteristica di Venezia che non c'è da nessun'altra parte e fa
unica questa laguna». All'incontro erano presenti Fabio Riva, direttore
Magistrato alle Acque e Maurizio Dissegna, dirigente della Regione Veneto
Parchi e Foreste. (v.m.)
Bè non posso tacere dopo questa serie di articoletti che il buon Bonetto ha pubblicato. Partendo dal primo "Anni di studi per salvaguardia della città di VENEZIA", non ero proprio in incognito, visto che fortunatamente lavoro proprio al CORILA. Il convegno voleva esser un warning verso le istituzioni e la comunità veneziana. Il periodo è veramente critico e sotto il cappello del taglio alle spese, le amministrazioni pubbliche stanno tagliando anche e soprattutto la ricerca e il monitoraggio ambientale.
RispondiEliminaPer "Barene, difese naturali contro l’erosione" ho una mia personale idea. Questo tipo di progetto è vecchio e già sperimentato, il comune lo pubblicizza come cosa nuova e scrive: "...Con le nuove protezioni a base di ramaglie vegetali e l’opera di vigilanza attiva per segnalare i luoghi più degradati da onde e correnti si potrà anche avviare..."Immagino che con i soldi del progetto potranno anche sperimentare una vigilanza attiva, e poi? Ricordiamoci anche che i danni maggiori all'erosione dei margini barenali e bassofondi, lo causa il traffico dei natanti e che esistono già limiti di velocità e accesso, basterebbe far rispettare tali regole e si limiterebbero di molto i danni alla morfologia. Se per far questo la soluzione è istituire un altro ente (per quanto snello possa esser) mi par che siamo sulla strada sbagliata.
in effetti anche io penso che il proliferare di enti di controllo e gestione sia una delle cause dei costi della salvaguardia, ma soprattutto della mancanza di una organica strategia di tutela degli ambiti lagunari e di integrazione con la presenza antropica
RispondiEliminacorila? ancora vivi? chi lo finanzia ora? il consorzio o mantovani?
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