Vajont al Muse
Vi segnaliamo "La storia del Vajont”, al Muse di Trento fino a venerdì, che racconta, attraverso le fotografie del geologo Edoardo Semenza, il disastro del Vajont.
Blog di discussione e informazione a cura della commissione Rifiuti, Risorse e Bonifiche dell'Ordine Regionale Geologi del Veneto
giovedì 20 febbraio 2014
sabato 8 febbraio 2014
tra scalpore e utilità
Segnaliamo questi articoli interessanti apparsi durante la settimana, in cui si evidenzia ancora una volta la necessità d'interventi e risorse per sicurezza idraulica, interessante è l'intervento del Prof. Rusconi (che sebbene tra le righe suggerisce la realizzazione dell'idrovia) segnala l'arretratezza delle opere di difesa idraulica e la tendenza a preferire costosi interventi "spettacolari" piuttosto che meno mediatici, ma più concreti interventi di ripristino per lo spazio delle acque. Da segnalare e lo pubblicheremo appena possibile, l'intervento dell'ing. Bixio, già docente d'idraulica e esperto di bonifiche idrauliche, circa l'eliminazione degli spazi di esondazione per urbanizzazione e agricoltura intensiva, inizialmente previsti nelle opere di bonifica idraulica (ma guarda un po'...), quale elemento fortemente responsabile dell'attuale stato di dissesto idrologico.
Venerdì
7 Febbraio 2014
La
Nuova Venezia
«Garantire
la tenuta degli argini»
Il
direttore del Consorzio Acque Risorgive: servono opere per 11,5 milioni
Filippo
De Gaspari
MIRANO
Passata l’onda di piena, non ancora la paura. Mentre torna a piovere, già si
tracciano i primi bilanci al consorzio di bonifica Acque Risorgive. Ieri il
direttore Carlo Bendoricchio ha fatto il punto della situazione sugli oltre 2
mila chilometri di rete idrografica in gestione, messa a dura prova dall’ultimo
evento alluvionale. «Le eccezionali piogge dei giorni scorsi», spiega, «hanno sottoposto
gli argini a uno stress notevole. Ma il monitoraggio continuo messo in campo
dai nostri uomini ha permesso di intervenire garantendo la loro tenuta, come ad
esempio è avvenuto lungo il Dese tra Scorzè e Martellago». Situazioni a rischio
ce ne sono state, tutte scongiurate, a sentire Bendoricchio,
grazie alle manovre idrauliche decise in base all’andamento dei livelli. Quello
che ora ci si chiede, tra Miranese e Riviera, è se sia davvero finita. Il meteo
per oggi e domani non promette nulla di buono: tornerà a piovere, anche se meno
intensamente dei giorni scorsi, ma per ora Bendoricchio esclude rischi di
cedimento degli argini, a meno di eventi al momento imprevedibili. «Certo per
poter escludere in futuro eventi alluvionali», aggiunge il direttore, «oltre al
monitoraggio, servono finanziamenti per realizzare interventi strutturali di
adeguamento della rete idrografica». E qui sono note dolenti. Bravi i tecnici,
riuscite tutte le manovre idrauliche. Ma le opere antiallagamento? Tante, forse
ancora troppe quelle già finanziate ma ancora in corso o in fase di
progettazione. La Riviera attende ancora il ripristino dello scolo Brentelle a
Mira per un importo di 900 mila euro, il collegamento Soresina-Bastie con nuova
botte a sifone sotto l’idrovia a Mira, per 4 milioni 250 mila euro. Il Miranese
non se la passa meglio: non è finita la sistemazione del Lusore a monte del
taglio di Mirano, tra Mirano e Santa Maria di Sala, per oltre 2 milioni di
euro. E ancora la ristrutturazione della rete dei collettori Marignana, il
deviatore Piovega di Peseggia, il bacino Pisani, Marocchesa e Tarù che
interessa vari comuni, tra cui Scorzè, per oltre 6 milioni di euro, il
potenziamento dell’impianto idrovoro di Lova e della botte a sifone sotto il canale
Taglio Novissimo a Campagna Lupia per 3 milioni di euro e altri interventi di
importo minore, ma non per questo meno importanti. Poi tutta la rete idraulica
minore, fondamentale: a realizzare solo le opere previste dai singoli piani
comunali delle acque servono circa 11 milioni e mezzo di euro, ed è solo un
prima stima. Bendoricchio è chiaro: c’è una parte che afferisce al consorzio e
riguarda la gestione
delle acque, un’altra che invece concerne l’adeguamento strutturale delle opere
di bonifica. E per quelle servono i soldi e una certa fretta di procedere. «Abbiamo
chiare le problematiche e come intervenire», precisa meglio, «servono i
finanziamenti, consapevoli che le opere rappresentano un investimento di
prevenzione, molto minore rispetto a quello necessario per ripristinare i
danni».
«Difese
idrauliche del secolo scorso»
L'ingegner
Rusconi, esperto di fiumi: ultimi interventi durante il fascismo, acque dolci e
torbide avvistate in Canal Grande
di Alberto
Vitucci
«La
neve che ha lasciato al buioCortina e la montagna veneta ci ha salvato ». L'ingegnere Antonio Rusconi, esperto di fiumi, già presidente dell'Idrografico e dell'Autorità di bacino del Veneto, fa gli scongiuri.
«Gli
allagamenti di questi giorni», dice,
hanno interessato i fiumi pedemontani,
come Livenza, Bacchiglione e Lemene, o quelli di risorigiva
come Sile, Dese e Zero . I grandi fiumi alpini come Piave, Brenta e Tagliamento non hanno dato problemi.
Ma se dovesse arrivare lo scirocco o la pioggia anche ad alte quote la
situazione potrebbe diventare drammatica». Allarme meteo e fiumi che esondano,
mezzo Nord allagato. E le acque di piena dei fiumi che adesso arrivano copiose in
laguna nord, insieme alle acque non proprio cristalline pompate dalle idrovore,
cariche di inquinanti. Acque dolci e sedimenti arrivati fino in pieno Canal
Grande. Ieri mattina i canali interni della città avevano un particolare colore
verde chiaro, con sedimenti copiosi. «Un fenomeno che succede nel caso di
piena», spiega Rusconi, «ma che in questi giorni è particolarmente intenso». In
laguna nord dunque si rischia l'interrimento, con i sedimenti e l'acqua dolce,
mentre in laguna sud la situazione è opposta: per lo scavo dei canali, il moto
ondoso e le navi, le barene vanno scomparendo, l'erosione aumenta e la laguna si
sta trasformando in un braccio di mare. Ecco perché, dice Rusconi, «sarebbe salutare
qui far defluire una parte delle acque di piena di Brenta e Bacchiglione.
Darebbe sollievo al territorio e ricostituirebbe in parte la morfologia
originaria». Intanto il Veneto Orientale è completamente sott'acqua. Colpa
della natura o anche dell'uomo? «I fenomeni atmosferici sono sempre più intensi
e violenti per i cambiamenti climatici», spiega l'ingegnere, «ma a questo
dobbiamo aggiungere la trasformazione del territorio che trasforma la pioggia
in acque superficiali. La cementificazione del territorio produce questo, e a parità
di piogge le acque superficiali sono di più. Anche le piogge aumentano. E se
questo è colpa del clima, la trasformazione del territorio è opera dell'uomo».
Situazione di maltempo eccezionale che ha portato acqua ovunque. Si poteva fare
qualcosa? «Difficile dirlo, in queste situazioni estreme probabilmente gli
allagamenti ci sarebbero stati lo stesso. Ma la rete di difesa idraulica è quella
del secolo scorso. Gli ultimi interventi sono stati fatti durante il fascismo,
e comunque prevedevano difese per un territorio agricolo. Nel frattempo i campi
sono diventati un'area metropolitana, capannoni, villette e cemento. E il
sistema non regge più. Una rete più moderna aiuterebbe almeno a ridurre
l'emergenza e a garantire un po' di sicurezza in più». Ma i grandi interventi
di manutenzione non sono popolari, si preferiscono dighe e grandi opere. E
molti piani varati dalle Autorità di Bacino restano su carta, la difesa
idraulica è ferma ai primi del Novecento. E intanto continua a piovere.
mercoledì 5 febbraio 2014
link utile
Servizio di trasmissione dati idrometrici fornito da ARPA Veneto in formato xml
http://www.arpa.veneto.it/upload_teolo/dati_xml/Ultime48ore.xml
da tenere a mente in caso di necessità!
http://www.arpa.veneto.it/upload_teolo/dati_xml/Ultime48ore.xml
da tenere a mente in caso di necessità!
Movimenti atmosferici
Vi segnalo un sito interessantissimo sulla situazione in tempo reale delle dinamiche atmosferiche e non solo.
http://earth.nullschool.net/
http://earth.nullschool.net/
martedì 4 febbraio 2014
Informazioni corrette?
Lo so, la situazione attuale è critica e far le pulci sui nomi delle cose, potrebbe apparire stupido. In realtà la cosa è rilevante visto che la maggior parte dei mezzi di comunicazione utilizza i servizi di google maps come base informativa. Vi riporto lo stralcio di un'area che attualmente è sommersa, dall'esondazione di scoli "secondari" , scolo menona e canale biancolino. E' ben visibile sulla mappa di google come il canale Battaglia, magicamente prenda il nome di fiume Guà, e il canale biancolino non sia neanche presente. Tanto più in situazioni di emergenza, l'informazione dovrebbe esser corretta! Ormai la conoscenza del territorio non è demandata ad un server a migliaia di km di distanza...
OpenStreetMap
Visualizza mappa ingrandita
OpenStreetMap
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domenica 2 febbraio 2014
Sicurezza dalle acque
Anche in questi giorni, di intense precipitazioni, la vulnerabilità idraulica del nostro paese è tornata in tutta la sua evidenza. E di nuovo sono ripartiti i soliti discorsi, la cementificazione, lo scarso coordinamento, la poca manutenzione delle vie d'acqua etc etc, ogni volta così, i soliti discorsi, ma mai che si agisca davvero. Ma è invece tempo di agire. Nel nostro Veneto, tutti col fiato sospeso ha guadare che facevano i nostri fiumi, qualche scolo minore ha tracimato e tra i fiumi, il Livenza ha esondato dal suo letto. Qui la situazione è stata un po' più critica, poiché in contemporanea alle eccezzionali precipitazioni, si sono manifestati alcuni fenomeni, che hanno fatto sì che il principale corpo ricettore, la Laguna di Venezia, non fosse in grado di ricevere granché, essendo interessata da fenomeni di acqua alta, legati a venti di scirocco e ad alcune dinamiche tipiche dell'Adriatico, che fanno si che si comporti similmente a un lago (i laghi sono un po' dei catini, se provocate un'oscillazione, vedrete l'acqua crescere alternativamente da un lato e dall'altro, ciò avviene per fenomeni mareali e legati ai venti - l'Adriatico, per la sua conformazione, si comporta un po' così), provocando accumuli di masse d'acqua a ridosso del Golfo di Venezia, creando dei gradienti idraulici, che rendono problematico lo scarico dei corsi d'acqua, con fenomeni di riflusso dalle foci verso terra, cosa che può creare, e in passato lo ha fatto, fenomeni di esondazione a ridosso della linea di costa - non ha caso Dante ci ricorda che a ridosso della Laguna i fiumi tendevano a impaludarsi. Tutto questo ha dimostrato ancora una volta, che se si vuole ottenere la sicurezza dalla acque, bisogna più che creare ulteriori canalizzazioni - lo dico per i promoter dell'Idrovia Padova - Venezia, in questi giorni non solo non sarebbe servita, ma sarebbe stato un fattore di rischio in più - ridare spazi all'acqua, ricreare le fasce di esondazione che sono state obliterate spesso per far spazio all'insediamento umano. Certo questo è complicato da fare, significa trovare il coraggio di demolire e spostare urbanizzazioni. Costa? Certo, ma proviamo a fare i conti di quanto si risparmierebbe in termini di mancati danni e acquisita tranquillità. Credo, a spanne di poter dire che il guadagno è assicurato.
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